Man mano che i nostri figli crescono, mi capita sempre più spesso di sentirmi rivolgere domande sul web 2.0 da parte di colleghi (nel mestiere di genitore, s'intende) di ogni estrazione o grado di familiarità con il web.
La gran parte delle volte si tratta di qualche curiosità o dubbio riguardante gli argomenti di moda, molto spesso quindi Facebook, oppure l'uso di servizi dal telefonino, ma gli argomenti sono davvero dei più diversi. Potrei tentare di riassumerli in una formula unica:
come può fare un genitore a gestire le situazioni che si creano quando un figlio inizia a costruirsi un'identità digitale?
ma suona così distante dalla realtà quotidiana, così noioso e – quel che è peggio – non sembra nemmeno colpire nel segno. Non è una questione di teoria, sociologica o comportamentale che fosse. Citare esplicitamente la magica formula del "web 2.0" non servirebbe a migliorare di molto la situazione, se non facendola suonare un po' più modaiola.
Del resto, è la materia stessa ad essere difficile da inquadrare: pensiamo soltanto alle innumerevoli definizioni date per il web 2.0: è uno scenario che si sta sviluppando, cambiando di continuo e in cui la conoscenza dell'esistente costituisce un capitale intellettuale il cui valore decresce molto, molto rapidamente. Specialmente se viene messo a confronto con la competenza "in divenire" sviluppata da ragazzini che dispongono di tempo per imparare e sperimentare, ed il cui giudizio non è influenzato da concetti e idee stabilizzate. Non c'è nulla da fare: per quanta competenza si sia accumulata sulle faccende del web, arriverà inesorabilmente il momento in cui un figlio curioso se ne verrà fuori con qualcosa di ignoto. Per carità, ci saranno sempre quelli disinteressati alla tecnologia: ma non è questo, evidentemente, il target che preoccupa i genitori con i quali stiamo parlando.
Sia quindi Genitori 1.99 con figli 2.0 – sempre un (piccolo) passo indietro: se non è sulla conoscenza, lo sarà sul coinvolgimento. O sulla curiosità. Oppure la passione.
Intendo forse dire che la corsa è persa in partenza?
Proprio così: almeno, fin che la si consideri una gara. La buona notizia è che non deve essere per forza una gara ma – restando nella metafora più trita – potrebbe semplicemente essere una strada da percorrere assieme. E, sì, se ve lo state chiedendo: per il momento, nella mia familiare passeggiata, sono ancora un po' avanti rispetto alla discendenza…
Avendo poi messo assieme un certo volume di risposte, consigli, rivelazioni, postulati, storie e incidenti sull'argomento, potrebbe valere la pena di metterli assieme e tentare di dar loro una forma coerente.
Tanto per iniziare, sarebbe una buona idea iniziare a tracciare una cartina del percorso: con quale partenza? Le domande dalle quali sono partito potranno anche prendere tante forme diverse, ma ho la nettissima impressione che, in fondo, il grande interrogativo che sta dietro a tutte sia:
come possiamo aiutarli a starsene lontani dai guai?
Che è, tutto sommato, una delle fondamentali preoccupazioni del genitore 1.0
Lungo la strada, sono convinto che potremo anche scoprire che è un'ottima occasione per imparare qualcosa di nuovo tanto sulle tecnologie quanto su un piccolo, specifico punto di vista – e questo, cedendo ai facili slogan, possiamo davvero etichettarlo "2.0" – dal quale guardare al nostro ruolo di genitori.
[photo by Daquella manera – Daniel Lobo]