Fondamentalmente il calcio non mi interessa. Per carità, se si tratta di tirare quattro pedate a un pallone su un prato non mi tiro indietro: ma il calcio giocato da altri, quello col quale il mio contatto è dato da un titolo di giornale o da qualche commento alla macchinetta del caffè, mi è del tutto estraneo. Mi chiedo tuttavia, per non fare la parte dell’eterno guastafeste durante le prossime settimane, se questo mio disinteresse possa essere convinto ad una tregua temporanea – almeno per la durata dei campionati mondiali.
Così, venuto a sapere (grazie all’ultimo numero di Wired) della pubblicazione in Italia di Calcionomica (e quindi dell’esistenza dell’originale Soccernomics), ho provato a pensare se la mia passione per la matematica poteva essere d’aiuto.
Un primo grosso dubbio è sorto quando ho visto il pronostico sulla finale: Brasile-Serbia. La Serbia in finale? Suggestivo senz’altro, ma mi pare un risultato curioso se uscito da una formula che tiene conto del PIL (secondo il FMI la Serbia è al 75° posto), della popolazione (quasi 10 milioni di abitanti, ma pur sempre l’86° paese in classifica) e dell’esperienza di gioco. E qui veniamo al punto dolente: come quantificare l’esperienza? La spiegazione di uno degli autori, secondo il quale è stato attribuito un bonus “derivante dal suo essere stata la spina dorsale della rappresentativa della ex Yugoslavia”, fa pensare che si tratti di un parametro largamente discrezionale e quindi arbitrario: sostanzialmente un pronostico travestito da parametro.
Più in generale, credo che l’applicazione dell’analisi statistica al gioco del calcio abbia due limiti fondamentali:
– il risultato si basa su un punteggio basso: poche reti, al contrario di quel che avviene ad esempio nella pallacanestro, quindi una maggior rilevanza degli eventi fortuiti;
– le azioni sono estremamente complesse e costituite da una lunga catena di piccoli gesti, che non vengono registrati e dei quali sarebbe necessario disporre anche solo per iniziare a tentare un’analisi.
In conclusione, quindi, sono pronto a festeggiare la Serbia in finale ma, se accadesse, farei i miei complimenti agli autori del libro per la capacità di esprimere dei pronostici ma non di certo per la qualità della formula.
E, per la mia ricerca di un motivo per appassionarmi ai mondiali, dovrò cercare altrove…