Ho letto su Lavoce.info un articolo che parla di blog, e ho apprezzato il tentativo di affrontare con metodo il compesso discorso dell’attendibilità e della reputazione. L’articolo è sicuramente rivolto a lettori poco familiari con il medium "blog", e mi rendo conto che alcune semplificazioni possano essere utili. Mi riferisco in particolare all’individuazione di alcune categorie esemplari di blog e siti: quelli scritti da autori che possiedono una reputazione "acquistata attraverso altri canali riconosciuti" e quelli che forniscono una garanzia di attendibilità grazie a forme di controllo all’ingresso.
I rimanenti vengono catalogati come "di terzo tipo", e il trattamento riservato a questi ultimi mi lascia decisamente perplesso:
Per converso, blogger
del terzo tipo, oltre a rimanere anonimi, spesso decidono di non
consentire agli altri utenti di commentare i loro interventi.
La distinzione è un po’ troppo sbrigativa: è evidente che non tutti i blog indipendenti ricadono nella categoria "diario pubblico sotto pseudonimo", per quanto il blogger possa non godere di una reputazione riconosciuta.
Ma soprattutto non sono d’accordo perché credo che la lenta costruzione di una reputazione attraverso la rete, per mezzo di una conversazione estesa tanto nel tempo quanto nella varietà degli argomenti affrontati, sia uno dei fattori distintivi di questo mezzo di comunicazione. Ed è una strada accessibile anche a blogger "del terzo tipo". Anche a quelli che scelgono di scrivere al riparo di uno pseudonimo.