Ho saputo della morte di Enzo Jannacci attraverso Twitter. Drammi raccontati in pochi caratteri, come in questa sua splendida e visionaria canzone.
Non riesco a pensare a un miglior modo per ricordarlo che non sia di non dimenticare mai di tentare di mettere un po’ di bellezza anche nella miriade di post, tweet, status update e comunicazioni online varie – stringate e logorroiche allo stesso tempo – che mi possa capitare di scrivere.
Giovanni telegrafista e nulla più,
stazioncina povera c’erano più alberi e uccelli che persone ma
aveva il cuore urgente anche senza nessuna promozione
battendo, battendo
su un tasto solo.
Elittico, da buon telegrafista,
tagliando fiori, preposizioni
per accorciar parole, per essere più breve
nella necessità, nella necessità.
Conobbe Alba, un Alba poco alba,
neppure mattiniera, anzi mulatta
che un giorno fuggì unico giorno in cui fu mattutina
per andare abitare città grande piena luci gioielli.
Storia viva e urgente.
Ah, inutilità alfabeto morse in mano
Giovanni telegrafista
cercare cercare Alba ogni luogo provvisto telegrafo.
Ah, quando l’invecchia cum est morosa urgenza
Giovanni telegrafista e nulla più… urgente.
Per sue mani passò mondo, mondo che lo rese urgente,
crittografico, rapido, cifrato,
passò prezzo caffè passò matrimonio Edoardo ottavo
oggi duca di Windsor,
passarono cavallette Cina,
passò sensazione di una bomba volante,
passarono molte cose ma tra l’altro
passò notizia matrimonio Alba
con altro.
Giovanni telegrafista, quello dal cuore urgente,
non disse parola, solo
le rondini nere senza la minima intenzione simbolica
si fermarono sul singhiozzo telegrafico
Alba
è urgente.